Per andare dalle dolci colline coltivate a Prosecco della provincia di Treviso alle cime dolomitiche della provincia di Belluno, si può passare per Passo San Boldo. Lassù, proprio in cima alla montagna c’è l’Osteria La Muda di San Boldo. Attiva sin dal Medioevo, per la precisione dal 1470, è considerata l‘osteria più antica del Veneto.
Un tempo era sia una locanda dove riposare che una dogana (muda significa dogana). Vi si pagavano i dazi sulle merci trasportate (vino, sale, frutta). Qui transitavano spesso i zattieri, ovvero coloro che trasportavano le merci lungo i fiumi usando zattere di legno.



Passo San Boldo
Fino all’inizio del 1900 per raggiungere la cima del monte esisteva solo un sentiero. Era molto ripido e impervio, da percorrere solo a piedi o con gli asini. I lavori per un percorso più semplice e moderno via furono compiuti nel 1918 nel giro di poco più di 3 mesi. Ecco perché la strada si è meritata il soprannome di strada dei 100 giorni.
Il motivo di tanta rapidità non è però positivo. L’opera fu infatti eseguita sotto il dominio austriaco. Gli austriaci misero al lavoro senza sosta prigionieri italiani, bosniaci e russi, oltre alla gente del posto, uomini e donne senza distinzione.



Arrivare alla Muda di San Boldo è un’esperienza un po’ particolare. Quando ti trovi ai piedi della montagna e guardi in alto, la strada che sale a zig zag fa un po’ impressione. Si attraversano poi 5 strette gallerie che possono essere percorse solo in una direzione alternata. Pertanto, a inizio salita (e a inizio discesa) c’è un semaforo che regola l’accesso. Fate sempre attenzione perché è un percorso popolare tra i ciclisti che amano mettersi alla prova sui suoi 18 ripidi tornanti.
La storia dell’Osteria La Muda di San Boldo
L’attività della Muda di San Boldo è proseguita sin dal Medioevo, resistendo anche a 13 anni di semi isolamento quando il Passo fu chiuso per lavori di ammodernamento. La Muda è inoltre stata restaurata nel 2007 grazie alla comunità locale. È stato in occasione di questo restauro che sono riaffiorati alcuni elementi di arredo medievali. Ad esempio il camino, le travi in legno e anche dei graffiti incisi sui muri dagli zattieri di passaggio.



Nel 2014 Federica ed Enrico, appassionati di montagna, cucina e apicoltura, hanno deciso di lasciare il posto fisso per rilevare l’attività. Il desiderio era quello di riportare il Muda di San Boldo al suo antico splendore.
Contro lo spreco alimentare, propongono piatti con tagli di carne “meno nobili” e piatti semplici a base di prodotti freschi di stagione, provenienti da produttori locali. Riportano anche in voga anche alcune ricette locali di una volta, al giorno d’oggi considerate troppo lunghe da preparare. Interessante per i miei amici vegetariani, il menu ha sempre un paio di opzioni per voi. Per quanto riguarda i piatti vegani, li fanno solo su richiesta. I prezzi sono quelli di un normale ristorante, quindi non aspettatevi le tariffe da baita di montagna.



L’Osteria
Qui il tempo si è fermato. Quando sono entrata sono rimasta affascinata dalla sua atmosfera romantica e dai dettagli rustico-chic. L’Osteria La Muda dispone di una piccolissima sala ristorante, con una ventina di posti. Consiglio quindi di prenotare. Il vero protagonista della sala è il bellissimo Larìn, il camino del 1500.



Durante la bella stagione è possibile mangiare anche nei tavoli all’esterno. Io ci sono stata due volte, una in aprile e una in agosto (in due anni diversi). Avrei quindi potuto mangiare fuori. Ma la sala interna col camino è così carina e romantica che ho preferito restare dentro entrambe le volte.



Matteo ed io siamo rimasti soddisfatti del nostro pranzo. I piatti erano tutti gustosi e l’atmosfera del luogo unica e rilassante. Abbiamo particolarmente apprezzato:
- il tagliere di salumi,
- i casunziei (mezzelune di pasta ripiena di rape rosse, piatto tipo dell’ampezzano),
- le polpette di fagioli di Lamon e
- il pastin, carne tritata di manzo e maiale, simile ad una salsiccia, naturalmente accompagnato dalla polenta.
Poi, va be’, in agosto la tavola era decorata con delle ortensie fresche, ma che ve lo dico a fare?









Cosa fare nei dintorni?
A pochi minuti d’auto c’è il Brent de l’Art, un sistema di forre scavate dall’acqua, molto celebri in Veneto per il loro aspetto suggestivo, simile ad un canyon. Sebbene in tutti i siti che avevo consultato io la passeggiata fosse descritta come semplice, per me, che sono fuori forma e con problemi sia alla caviglia che al ginocchio (nulla di grave, tra l’altro) non è stata proprio facilissima. Quindi raccomando attenzione e scarpe adatte. Io poi, cuor di leone (e prudente), mi sono fermata subito dopo il ponte, dal quale mio marito ha scattato la foto, senza proseguire per la forra, dato che non mi sembrava fosse possibile farlo in completa sicurezza.



Osteria La Muda di San Boldo
Chiusa il mercoledì
Indirizzo: Passo San Boldo, 2
31030 Cison di Valmarino, Treviso